Iran, verso l'abolizione della pena della lapidazione


Teheran, 29-09-2010
Potrebbe essere presto abolita la pena della lapidazione in Iran: il nuovo codice penale all'esame del Parlamento - ha riferito oggi l'ambasciatore iraniano a Roma Seyed Mohammad Ali Hossaini - non contempla più infatti questo tipo di pena. La legge è stata licenziata dalle commissioni e attende ora di essere votata dall'aula. Per entrare in vigore dovrà passare poi al vaglio del Consiglio dei Guardiani, la Corte costituzionale iraniana. "C'è una maggioranza favorevole in Parlamento e siamo a buon punto per l'approvazione definitiva della legge", ha detto il diplomatico.

"Le pressioni mediatiche e politiche di alcuni Paesi occidentali" sul caso di Sakineh Mohammadi-Ashtiani - l'iraniana sotto processo per adulterio e concorso nell'omicidio del marito - non rappresentano altro che una "strumentalizzazione della questione dei diritti umani per fini politici", aggiunge l'ambasciatore iraniano a Roma.
Il diplomatico censura la "levata di scudi" da parte dell'Occidente "prima ancora che il verdetto finale sia emesso" e critica il "doppio standard" adoperato dagli occidentali per due casi analoghi: "Non posso non fare menzione del caso di Teresa Lewis, l'americana che soffriva peraltro di disturbi mentali e giustiziata negli Stati Uniti per lo stesso reato della signora Ashtiani, ovvero l'omicidio del marito. E cosa è stato detto per la Lewis? Poche parole, anzi nulla. Ecco - ha detto il diplomatico - che noi deduciamo che la questione non è la difesa dei diritti umani ma la volontà di strumentalizzazione".

L'ambasciatore risponde poi a chi nelle ultime settimane ha chiesto "addirittura la liberazione" di Sakineh: "La signora Ashtiani ha commesso un crimine, il concorso in omicidio del marito assieme all'uomo con il quale intratteneva una relazione extraconiugale. Quei Paesi che ne chiedono la liberazione dovrebbero prima liberare i criminali dalle proprie carceri", osserva Ali Hossaini. "Credevo che il rispetto per la sovranità nazionale degli Stati fosse un principio consolidato del diritto internazionale", aggiunge l'ambasciatore, ricordando tra l'altro come in Iran "il potere giudiziario sia indipendente e non si fa influenzare da questioni politiche".
D'altra parte, è il ragionamento del diplomatico, casi analoghi di condanna alla pena capitale sono all'ordine del giorno anche in altri Paesi della regione, senza che nessuno dica nulla. "Perchè ci si scaglia sempre contro l'Iran?".

Infine un messaggio al titolare della Farnesina Franco Frattini, impegnato in queste settimane nella mobilitazione per salvare la vita di Sakineh: "Siamo convinti delle buone intenzioni del ministro Frattini e siamo convinti anche noi che i rapporti tra i nostri due Paesi devono continuare a progredire, nel segno del dialogo, del rispetto reciproco e della volontà di puntare sulle cose che ci uniscono".
Sulla pena capitale ad esempio, è legittima "l'opinione" di quei Paesi che l'hanno abolita, ma è altrettanto legittimo che altri Paesi decidano di contemplarla nel loro ordinamento. Anche su questo, l'ambasciatore di Teheran ha auspicato un "dialogo".

"Pratiche discriminatorie" nei confronti delle donne iraniane
Il capo di gabinetto della presidenza iraniana, Esfandiar Rahim-Mashai, considerato da molti il più ascoltato consigliere del presidente Mahmud Ahmadinejad, ha denunciato inoltre, quelle che ha definito "le pratiche discriminatorie" nei confronti delle donne in Iran e ha sollecitato il Parlamento ad adottare leggi che cambino questa situazione.

Anche questa presa di posizione di Mashai, come diverse altre nell'ultimo anno, sembra destinata a provocare le reazioni degli ambienti religiosi più tradizionalisti, timorosi che dietro alle esternazioni del capo di gabinetto vi sia una strategia dello stesso Ahmadinejad per cercare di liberarsi dal controllo delle gerarchie sciite.
Il mese scorso Mashai fu accusato da diversi elementi tradizionalisti di "paganesimo" quando parlò della necessità di sostenere una versione iraniana dell'Islam.

Anche in merito alla vicenda di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, Ahmadinejad ha preso una posizione diversa da quella di altre autorità, negando che un verdetto del genere sia mai stato emesso. "Ci sono state pratiche discriminatorie contro le donne molto tempo fa - ha detto Mashai nelle sue ultime dichiarazioni, pubblicate oggi dalla stampa di Teheran - e tali pratiche ancora esistono nella società. Perciò è dovere del Parlamento farsi carico dei diritti delle donne oggi più che mai".

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