Obama, pronti all'azione in Libia

Bruxelles, 07-03-2011

"We stand ready", "Noi siamo pronti". Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, dal quartier generale dell'Alleanza atlantica a Bruxelles, rompe gli indugi: "Ci stiamo preparando ad ogni eventualita"'.

E lancia quello che suona come un vero e proprio ultimatum al colonnello Gheddafi: "Se lui e il suo regime continueranno ad attaccare sistematicamente la popolazione civile, con bombardamenti che sono crimini contro l'umanita', non posso immaginare che la comunita' internazionale e l'Onu restino fermi a guardare".

Dall'altra sponda dell'Atlantico, a Washington, anche il presidente statunitense, Barack Obama, definisce 'inaccettabile' la violenza usata dal regime libico, assicurando che gli uomini del rais pagheranno per le loro responsabilita'. E dallo Studio Ovale conferma: la Nato sta studiando "una vasta gamma di opzioni, tra cui potenziali opzioni militari". Tra queste certamente quella della 'no fly zone' sulla Libia, per impedire agli aerei del rais di bombardare citta' e impianti petroliferi, cosi' come quella di armare gli insorti

- SI' DELLA LEGA ARABA ALLA 'NO FLY ZONE'
"Si tratta di un'operazione chiaramente di carattere militare", ha spiegato Rasmussen nel corso di una conferenza stampa per presentare la riunione informale dei ministri della difesa della Nato di giovedi'. Sottolineando "il dilemma" di fronte al quale si trova la comunita' internazionale: da una parte la spinta a intervenire militarmente per aiutare le popolazioni libiche; dall'altra la preoccupazione per la possibile reazione nel mondo arabo. Anche se dalla Lega Araba e' arrivata un'apertura inequivocabile sulla 'no fly zone', col segretario generale, Amr Mussa, che si e' detto pronto a sostenere una tale iniziativa. Cosi' come lo sono i Paesi del Golfo Persico, che hanno chiesto al Consiglio di sicurezza dell'Onu di "intervenire per salvare il popolo libico" e schierandosi esplicitamente a favore della zona di esclusione aerea.

- PRESSING ALL'ONU, MA OSTACOLO SONO RUSSIA E CINA
Proprio al Palazzo di vetro sono ora rivolti gli occhi di tutto il mondo. E' da li' che dovra' arrivare l'ok internazionale per un eventuale intervento di tipo militare. Lo ha ribadito il segretario Usa alla difesa, Robert Gates. E anche Rasmussen e' stato chiaro: "Nessuna operazione della Nato puo' prescindere da un mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite". A New York in queste ore Francia e Regno Unito starebbero premendo piu' di altri per una nuova risoluzione Onu che non escluda stavolta l'uso della forza. Ma sulla strada c'e' piu' di un ostacolo: quello della Cina e quello della Russia, col ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, che ha ribadito la contrarieta' di Mosca a un intervento militare straniero in Libia.

- FRATTINI, BASI ITALIA DISPONIBILI
L'Italia dal canto suo continua a professare prudenza, mentre la Ue si avvia ad estendere il blocco dei beni anche agli investitori libici pubblici e privati che detengono quote azionarie in gruppi europei (vedi il fondo sovrano Lybian investment authority presente anche in Finmeccanica, Unicredit e nella Juventus). Il ministro degli esteri, Franco Frattini, e' stato chiaro: nessun intervento militare e' possibile senza l'ok di Lega Araba e Unione Africana, ha detto, spiegando come sia "assai difficile" ipotizzare l'uso di aerei italiani in Libia nel caso si decida il divieto di sorvolo. Ma nel caso si desse mandato alla Nato di intervenire, "la nostra lealta' euroatlantica - ha assicurato Frattini - ci fa dire che non potremmo negare le basi militari e il supporto logistico". Intanto l'Italia ha avviato contatti con gli insorti: "Abbiamo conoscenze migliori di altri - ha spiegato - e conosciamo l'ex ministro della giustizia che ora e' a capo del consiglio provvisorio di Bengasi e quella rete di ambasciatori libici che hanno detto che da ora loro sono al servizio del popolo e non del regime".

- MARONI, SI RISCHIA NUOVO AFGHANISTAN
Meno 'diplomatico' il ministro degli interni, Roberto Maroni, che ha ribadito con forza come decidere un intervento militare sarebbe "un errore molto grave": "Io credo - ha affermato il titolare del Viminale - che se si interviene nel modo sbagliato, la Libia puo' trasformarsi in nuovo Afghanistan o in una nuova Somalia. E tutto vogliamo tranne questo. Percio' ho detto che e' necessario che l'Europa vari un piano di aiuti, il piano Marshall di cui ha parlato anche Berlusconi". Maroni torna quindi a chiedere, sul fronte del flusso di profughi, " un impegno maggiore dell'Unione Europea. Noi siamo pronti a fare quello che abbiamo fatto con l'Albania agli inizi degli anni '80 - ha detto - ma da soli non possiamo farcela". Il ministro della Difesa, Ignazio Larussa, di dice comunque convinto che "la Libia non sara' un nuovo Afghanistan": "Le due situazioni non sono comparabili".

FONTI: RAINEWS24

Commenti

Post popolari in questo blog

16° concorso V.S.P.

Narp (New assault rifle platform) il nuovo fucile d’assalto di Beretta