FRANCIA E GERMANIA SI CONFRONTANO CON IL RITIRO DALL’AFGHANISTAN

È ormai noto che lo sgombero delle forze ISAF dall’Afghanistan è fissato per il 2014. È anche risaputo che la NATO sta incontrando alcune difficoltà nel garantire rotte di approvvigionamento di materiale non letale ai militari in Afghanistan dopo la decisione del Pakistan di chiudere i confini verso Kabul ai convogli NATO. Stando così le cose, quali sono le prospettive di sgombero per i contribuenti alla missione ISAF?

L’Asia Centrale è stata individuata come alternativa principale ai rifornimenti per l’Afghanistan attraverso il Northern Distribution Network, rete di trasporto su rotaie, acqua e strada che dal Baltico arriva a Kabul passando per gli Stan (maggiori dettagli nel Dossier di mRI sulla NATO). Questa via è però particolarmente costosa e se è stata un’opzione praticabile per il rifornimento della missione, ci si chiede ora se altrettanto valga per lo sgombero, fase più impegnativa e dispendiosa rispetto al mero mantenimento.

Oltre a questa rete di trasporto che attraversa gli Stan in direzione Kabul, alcuni dei Paesi contribuenti alla missione hanno dei veri e propri punti d’appoggio nella regione, punti fermi molto importanti da un punto di vista logistico.

Gli Stati Uniti hanno fin dal 2001 un “transit centre” a Manas, in Kirghizistan, base militare straniera fra le più grandi dell’Asia Centrale. In questi mesi, il futuro della base è stato frutto di vicende travagliate, tra minacce di chiusura e accordi di prolungamento della permanenza. Manas è importante soprattutto per il trasporto delle truppe che arrivano in Kirghizistan su aerei civili e vengono poi da qui trasferiti in Afghanistan (e viceversa). Per quanto riguarda invece veri e propri materiali militari pare che Washington stia sviluppando da mesi trattative con Kirghizistan, Uzbekistan e Tagikistan per il trasferimento a questi Paesi di parte del materiale smobilitato dall’Afghanistan. A fronte di un esorbitante costo di sgombero completo, un lascito a Bishkek, Tashkent e Dushanbe potrebbe essere un buon compromesso per garantirsi la transitabilità del Northern Distribution Netwrok e “tariffe agevolate” per tutto ciò che dovrà necessariamente essere riportato in patria – su questo punto Mosca non è chiaramente soddisfatta dell’andamento delle trattative.

Gli Stati Uniti non sono però gli unici ad avere delle basi militari (o, se non proprio delle basi, degli appoggi) nella regione dell’Asia Centrale. La Francia ha siglato nel 2001 un accordo con il Tagikistan per lo stazionamento delle proprie truppe. Da allora un contingente delle forze aeree francesi di circa 200 uomini (numero che è variato nel tempo) è presente all’aeroporto di Dushanbe con lo scopo di fornire supporto alle operazioni NATO in Afghanistan. L’aeroporto ha quindi rilievo oltre che dal punto di vista sia logistico da quello di rifornimento per le forze francesi e non solo.

Un contingente di 200 uomini non è però cosa sufficiente per lo sgombero di una missione che per i francesi si compone in Afghanistan di un contingente di circa 3300 uomini. François Hollande, confermando la posizione di Sarkozy al riguardo, ha annunciato che la Francia non attenderà il 2014 per il ritiro dall’Afghanistan. I francesi hanno perso nel corso della missione ISAF 83 uomini e in patria si preme per il rientro dei soldati. Il Presidente ha affermato a maggio che già alla fine del 2012 la maggior parte dei militari sarà rimpatriata e che in Afghanistan sarebbero rimasti solo un migliaio di uomini non impegnati in operazioni di combattimento.

La logistica dello sgombero francese appare però complessa: in febbraio l’ex Ministro della Difesa francese Longuet aveva affermato in un’intervista a L’Orient Le Jour che il ritiro attraverso l’Uzbekistan era decisamente troppo costoso per la Francia e che sarebbe stata auspicabile la riapertura del corridoio attraverso il Pakistan.

Oltra a Stati Uniti e Francia, anche i tedeschi hanno una base in Asia Centrale. La Germania è presente in Uzbekistan con una base aerea a Termez, vicino al confine con l’Afghanistan. La base di Termez è stata concessa dal governo uzbeko alla Germania fin dal 2002, sempre con lo scopo di dare supporto all’impegno NATO in Afghanistan. Dopo un periodo di usufrutto gratuito, Tashkent ha presentato i conti a Berlino pretendendo di ricevere qualcosa in cambio dall’utilizzo della base: secondo un comunicato stampa del Ministero della Difesa tedesco, dal 2011 la Germania paga 15,95 milioni di Euro annui per poter stazionare a Termez.

Recentemente il governo tedesco ha dovuto rispondere ad un interrogazione da parte del Partito dei Verdi proprio a proposito di Termez. La risposta del governo è stata che, sebbene fin dall’inizio si siano cercate alternative a questa base, l’Uzbekistan rimane l’unica soluzione plausibile per il supporto alle forze ISAF della Bundeswehr, sia da un punto di vista geografico, sia da un punto di vista di sicurezza e stabilità. La richiesta del Partito dei Verdi era probabilmente motivata non solo dal costo della base e dalla volontà di voler rientrare i propri soldati, ma anche dai compromessi a cui il governo tedesco deve scendere con Tashkent per poter rimanere nel Paese, non proprio fra i più affidabili e limpidi.

Dal punto di vista degli Stan, queste basi ed il Northern Distribution Network rappresentano sicuramente una sorta di eldorado, tuttavia l’incognita che rimane è sempre quella delle ricadute che lo sgombero dall’Afghanistan potrà comportare per questi Stati.

fonti: meridianionline.org

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