Petraeus, indagato capo delle forze Isaf Fbi, a casa Broadwell documenti segreti

Il comandante delle Forze Isaf in Afghanistan, il generale Usa John Allen, è sotto inchiesta per presunte comunicazioni "inappropriate" con una donna al centro dello scandalo. 

Finora "non c'è alcuna prova" che il cosiddetto Petraeus-gate "abbia provocato la divulgazione di informazioni classificate, o che ci siano conseguenze negative per la sicurezza nazionale": ad assicurarlo è il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che però, sulla questione dei tempi e dei modi dell'inchiesta, ha deciso di "sospendere il giudizio", anche se ha riaffermato di avere "in generale una grande fiducia nell'Fbi".

Le parole di Obama arrivano tuttavia nello stesso giorno in cui il Washington Post scrive che documenti classificati sono stati rinvenuti nella casa di Paula Broadwell, la biografa ed ex amante di Petraeus, perquisita ieri dagli agenti federali. Nella sua prima conferenza stampa dopo la rielezione, martedì scorso, Obama si è mosso con estrema cautela riguardo alla vicenda che ha portato alle dimissioni del direttore della Cia, ha coinvolto il generale che è capo delle forze Usa e Nato in Afghanistan, John Allen, che peraltro non è stato neanche nominato nell'incontro con i giornalisti, e ha provocato un terremoto a Washington. "Il generale Petraeus ha fatto una straordinaria carriera", ha detto Obama, aggiungendo però che, come lui stesso ha affermato, non aveva più i requisiti necessari per continuare a dirigere la Central Intelligence Agency. Obama ha sottolineato che l'indagine è ancora in corso, e per questo si è rifiutato di fare commenti. E anche ad una domanda diretta se non ritenga che doveva essere informato prima, ha risposto di aver deciso di "sospendere il giudizio su come l'intero procedimento riguardo al generale Petraeus è venuto fuori.

Non abbiamo ancora tutte le informazioni" necessarie. Secondo la ricostruzione emersa finora, Obama è stato informato dell'intera vicenda giovedì scorso, due giorni dopo le elezioni. Il giorno successivo, ha annunciato di aver accettato le dimissioni del capo della Cia. I tempi hanno sollevato critiche e sospetti soprattutto da parte repubblicana, anche perché Petraeus doveva testimoniare a porte chiuse davanti ad una commissione del Congresso sull'esplosiva questione dell'attacco al consolato Usa a Bengasi in cui l'11 settembre sono morti quattro americani. In un primo momento si era detto che a causa delle dimissioni, l'ex capo della Cia non avrebbe più testimoniato, ma la presidente della Commissione intelligence del Senato Dianne Feinstein ha annunciato che invece Petraeus ha accettato di presentarsi. Notizia confermata poi anche dal senatore John McCain, secondo cui l'audizione è stata fissata per domani.

Frattanto la stampa americana continua a scavare sulla vicenda e i suoi protagonisti e continuano ad emergere nuovi particolari. Al centro dell'attenzione, oltre alla Broadwell, sembra però esserci soprattutto Jill Kelley, ormai nota come la 'funzionaria di collegamento civilè con il Central Command di Tampa in Florida, che ha innescato lo scandalo con la sua denuncia di stalking presentata all'Fbi. Stanno ad esempio venendo alla luce nei dettagli i pesanti debiti, per diversi milioni di dollari, a cui deve far fronte con il marito chirurgo. Oppure la sua reazione allo scandalo, che l'ha indotta a chiedere una improbabile "protezione diplomatica" alla polizia dall'assedio dei giornalisti alla sua residenza. E anche sulle sue origini a Jounieh, una cittadina a maggioranza cristiana a pochi km a Nord di Beirut. Circostanza che ha peraltro indotto diversi commentatori ad avanzare domande sulla possibilità che non si tratti di una spia. Il seguito blog progressista Daily Kos, ad esempio, suggestivamente suggerisce che potrebbe trattarsi di una "Mata Hari libanese".

 FONTI: unionesarda.it

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