UCCISI IN AFGHANISTAN 2 ALPINI ITALIANI - FOTO / VIDEO - BOSSI: "ANDAR VIA E' FUGA"


Due soldati italiani sono stati uccisi e altri due sono stati gravemente feriti in seguito ad un attacco subito nel nordest dell'Afghanistan. È quanto si apprende da fonti locali. quanto si è appreso quattro mezzi italiani erano diretti verso la località di Bala Murghab quando è esploso un ordigno rudimentale (ied) di quelli usati spesso per attacchi contro le forze internazionali in Afghanistan. Le due vittime dell'attentato di questa mattina a Bala Murghab, in Afghanistan, sono il sergente Massimiliano Ramadù di 33 anni, di Velletri (Roma) e il caporalmaggiore Luigi Pascazio, di 25 anni, originario di Bitetto (Bari) e figlio di un poliziotto. Il padre del militare ha appreso la notizia in questura a Bari, dove era in servizio. È stato il questore di Bari, Giorgio Manari, ad accompagnare a casa Angelo Pascazio dopo che gli è stata comunicata la notizia della morte del figlio. Sovrintendente di polizia in servizio nell'Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico (l'ex sezione Volanti), Angelo Pascazio era vicino alla pensione. Dopo aver trascorso una vita sulle vetture di servizio, da qualche tempo si occupava delle pratiche giudiziarie dell'ufficio. Il caporalmaggiore Luigi Pascazio - ucciso oggi in Afghanistan - viveva con il papà, Angelo (sovrintendente di polizia), la mamma, Maria Lettieri e la sorella 15enne Valentina in via Montegrappa 6, una zona semicentrale di Bitetto.

LE DUE VITTIME Il sergente Massimiliano Ramadù, era nato a Velletri l'8 febbraio 1977, aveva abitato a Cisterna di Latina fino al luglio scorso per poi trasferirsi a Torino. Ramadù era sposato dal 2009 con Annamaria Pittelli. I suoi genitori, Cesare Ramadù e Laura Massimiliani, vivono ancora a Cisterna di Latina assieme ai due fratelli gemelli di Massimiliano, Franco e Carlo.L'altra vittima, il caporal maggiore Pascazio, era nato a Grumo Appula (Ba) il 23 novembre 1985. Era celibe ed in servizio dal 2005.

BOSSI: ANDARSENE UNA FUGA «Io non penso che possiamo scappare, la nostra sarebbe sentita dal mondo occidentale come una fuga difficilmente spiegabile». Lo ha detto Umberto Bossi commentando l'attentato ai militari italiani in Afghanistan e rispondendo alla domanda sul possibile ritiro del nostro contingente. «Il nostro paese - ha aggiunto - non può andarsene da solo. C'è l'Occidente che si è impegnato a fermare il terrorismo».

DONNA FERITA AD UNA GAMBA È il caporale Cristina Buonacucina il militare donna rimasta ferita questa mattina nell'attentato a Bala Murghab, in cui sono rimasti uccisi due militari italiani. Buonacucina, originaria di Foligno, è residente a Moncalieri. Buonacucina, ferita oggi in Afghanistan, era la radiofonista del blindato Lince colpito dall'ordigno. Ha riportato due fratture alle caviglie ed una compressione della vertebra lombare. «È ferita a una gamba»: sono le poche parole che il fratello del caporale Cristina Buonacucina ha detto ai giornalisti in attesa davanti alla sua abitazione a Foligno. Subito dopo la notizia dell'attentato una piccola folla si è riunita davanti all'abitazione della famiglia. Questa si trova nell'immediata periferia di Foligno. L'unico dei familiari in casa sembra essere il fratello che si è affacciato per qualche attimo a una delle finestre.

DONNA IN SERVIZIO DA GENNAIO 2009 Cristina Buonacucina, la donna ferita oggi in Afghanistan, è nata a Foligno (Perugia) il 30 novembre 1983. È in servizio dal 12 gennaio 2009 ed è alla prima missione in Afghanistan. Ha riportato, secondo quanto riferiscono dal comando di Herat, fratture multiple. L'altro ferito, il caporal maggiore Gianfranco Scirè, nato a Palermo il 30 ottobre 1982, ha riportato una frattura alla tibia sinistra. Tutti i militari coinvolti appartengono al 32/o Reggimento genio guastatori della brigata alpina Taurinense e nel contingente italiano in Afghanistan sono inseriti nella Task-Force Genio, unità tra i cui compiti c'è quello di controllare e bonificare gli itinerari percorsi dalle pattuglie e dai convogli militari.

"MI HANNO STRAPPATO DUE FIGLI" «Mi hanno strappato due figli»: così il generale Francesco Paolo Buonfigliuolo, che in questo momento è al comando della Caserma Monte Grappa dove ha sede la brigata Taurinense commenta la morte dei due militari in Afghanistan nell'attentato in cui sono rimasti feriti altri due soldati. «Le loro famiglie sappiano che saremo sempre vicini a loro, sia con le risorse materiali sia dal punto di vista morale», ha aggiunto il generale incontrando i giornalisti fuori dalla caserma di Corso Quattro Novembre.

SALME RIENTRERANNO MERCOLEDI' Le salme dei due militari uccisi in Afghanistan saranno rimpatriate «presumibilmente nella mattinata di mercoledì». Lo ha detto il ministro della Difesa Ignazio La Russaa, il quale ha spiegato che il generale Corcione «sta partendo per l'Afghanistan per occuparsi del ritorno delle vittime di tutto quanto sarà necessario».

TORINO, BANDIERA A MEZZ'ASTA La bandiera italiana a mezz'asta è stata esposta in segno di lutto alla sede del comando della Brigata Taurinense, in corso Quattro Novembre a Torino. Il vessillo è esposto proprio all'ingresso della caserma Monte Grappa dalla quale circa un mese fa solo partiti per l'Afghanistan i militari della «Taurinense» al comando del generale Claudio Berto.

PROCURA ROMA APRE UN'INCHIESTA La procura di Roma ha aperto un fascicolo processuale sull'attentato che a Bala Murghab, in Afghanistan, ha provocato la morte di due militari italiani, il sergente Massimiliano Ramadù ed il caporalmaggiore Luigi Pascazio, ed il ferimento di altri due, Cristina Buonacucina e Gianfranco Scirè. Strage con finalità di terrorismo il reato iscritto nel fascicolo, affidato al pubblico ministero Giancarlo Amato. Il magistrato è in attesa di una prima informativa dei carabinieri del Ros sulla dinamica dell'attentato.

BERSANI. "RIFLETTERE SULLA MISSIONE" «Intanto esprimo il mio cordoglio per le vittime, un augurio ai feriti e la solidarietà ai familiari di questi ragazzi. Poi l'esigenza di una riflessione, di una discussione da fare in Parlamento, sulla missione». Lo ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, commentando la morte dei due soldati italiani e il ferimento di altri due in Afghanistan. «Certamente - ha spiegato Bersani - noi non possiamo consentire che i talebani sconfiggano l'intera comunità internazionale. Bisogna però che riflettiamo sull'evoluzione di quella missione così peraltro come sta facendo il presidente Obama che ha espresso l'esigenza di un atto di responsabilità del governo afgano, un coinvolgimento più diretto e impegnativo per le potenze confinanti. Quindi con la possibilità di una evoluzione rapida di quella missione che oltre a fronteggiare i talebani dovrebbe dare appoggio al governo afgano e via via garantire elementi ordinari di sicurezza». «Di questo - ha concluso - bisogna discutere in Parlamento».

CORDOGLIO DI D'ALEMA «Esprimo, anche a nome del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, il mio più sentito cordoglio per la morte del sergente Massimiliano Ramadù e del caporalmaggiore Luigi Pascazio, vittime dell'attentato di questa mattina in Afghanistan. Auguro, inoltre, ai militari feriti una pronta guarigione». Lo dice il presidente del Copasir, Massimo D'Alema. «In questo momento di grande dolore - aggiunge D'Alema - sono vicino ai familiari dei nostri militari e alle forze armate italiane, impegnate in Afghanistan in una importante e difficile missione sotto l'egida delle Nazioni Unite».

DOLORE AL COMANDO DI TORINO Al comando della Brigata Taurinense di Torino, nella Caserma Garibaldi di Corso Quattro Novembre, sono pochi i militari rimasti: tutta la brigata, di fatto, è schierata in Afghanistan. La notizia dell'attentato è arrivata in tempo reale alla sede del comando torinese della brigata ed ha lasciato scossi i colleghi dei militari uccisi e feriti. «È così...», si lascia sfuggire commosso uno dei loro compagni nei pressi della caserma, al cui comando è adesso il generale Francesco Paolo Figliuolo.

LA RUSSA: "ORDIGNO AD ALTA POTENZA" «Ancora una volta si è trattato di uno Ied, cioè di un ordigno improvvisato, ma di altissima potenzialità, che è esploso sotto il quarto veicolo di una colonna che da Herat procedeva per una operazione». Così il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, intervistato dal Gr1, commenta l'attacco che ha provocato oggi la morte di due militari italiani in Afghanistan. «Vi è un grande - ha spiegato La Russa - sincero dolore per la perdita di queste due giovani vite. Per la prima volta è rimasta ferita abbastanza seriamente una donna del contingente italiano in Afghanistan. Sono ordigni - ha aggiunto - con grande potenza esplosiva ma artigianali, piazzati sulla strada. In genere il colpo viene assorbito dall'ottimo mezzo in dotazione ai nostri militari, il Lince, che ha salvato molte vite dei nostri militari. In questa occasione la potenza dell'esplosivo era fortissima e uno dei veicoli della colonna, il quarto, ha subito l'esplosione e sono rimaste uccise due persone, e altre due sono state gravemente ferite». I militari, ha concluso il ministro, «sono stati feriti agli arti inferiori: sono ricoverati nell'ospedale spagnolo vicino a Herat, dove sono stati evacuati».

FERITI FUORI PERICOLO I due militari italiani feriti questa mattina in un attacco nel nordest dell'Afghanistan sono in condizioni serie, ma non in pericolo di vita. Si tratta di un uomo e una donna che hanno riportato lesioni soprattutto alle gambe. Entrambi sono ricoverati nell'ospedale di Herat. L'uomo, Gianfranco Scire' di 28 anni, e' di Casteldaccia un piccolo comune vicino Palermo. Sono tutti alpini della brigata Taurinense i quattro soldati italiani, sia le due vittime che i due feriti.

SONO TUTTI ALPINI Sono tutti alpini della brigata Taurinense i quattro soldati italiani, sia le due vittime che i due feriti, rimasti coinvolti nell'attacco nel nordest dell'Afghanistan. Si tratta di alpini del 32/0 reggimento genio alpino di Torino.

CASTELDACCIA, FOLLA DI PARENTI E AMICI SOLDATO FERITO Una piccola folla di amici e parenti si è radunata in via Raia, a Casteldaccia (Pa), dove abita la famiglia di Gianfranco Scirè il militare ferito in Afghanistan. Il padre di Scirè è ragioniere in una ditta mentre la madre è dipendente delle poste. Ufficiali dell'esercito sono nell'abitazione per parlare con i familiari del ferito.

BRUNETTA: "AMAREZZA E DOLORE" «In questo momento un pensiero va ai nostri due militari che in Afghanistan hanno dato la loro vita». Lo afferma il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, esprimendo a margine del Forum P.a. «amarezza e dolore: anche loro sono lo Stato, lo siamo tutti noi».

BOCCHINO: "CADUTI PER LA PACE" «I soldati italiani morti in Afghanistan sono caduti per la pace, la democrazia e la libertà portando alto il nome dell'Italia nel mondo. Alle loro famiglie va il cordoglio commosso di tutta la politica e un forte ringraziamento va alle forze armate che con abnegazione e professionalità svolgono compiti delicati in zone di guerra per combattere terrorismo e fondamentalismo»: lo afferma Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati del Pdl e presidente di Generazione Italia.

ABETE: CALCIO ONORA SOLDATI «È il prezzo che il nostro paese paga nelle missioni volte a portare pace: noi come mondo del calcio possiamo solo essere vicini alle famiglie delle vittime». Così il presidente della Figc, Giancarlo Abete, ha voluto ricordare i due soldati italiani uccisi stamattina nell'attentato in Afghanistan. «Il calcio continuerà a onorare i soldati italiani che portano in giro le missioni di pace» ha concluso Abete.

ALEMANNO: "UN COLPO AL CUORE" «Ogni volta che ci giungono queste notizie per noi è un colpo al cuore: è una cosa molto grave e pesante che ci spinge sempre più ad essere vicini ai nostri soldati che rischiano la vita e si sacrificano per la pace e la libertà di tutti». Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, a margine del V congresso dei ministri della Giustizia, in merito alla morte di due soldati italiani in Afghanistan.

MANTOVANO: "MORTI NON VANE" Quella dei due militari italiani in Afghanistan «è una morte non vana che consolida la missione di ricostruzione» nel paese. È quanto afferma il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, esprimendo vicinanza ai familiari delle vittime e dei due militari feriti nell'attentato a Bala Murghab. «La morte dei due militari italiani in Afghanistan non è vana, come tale in passato non Š stata quella di tutti i nostri soldati impegnati nella stabilizzazione di scenari di crisi - ribadisce Mantovano - se siamo in Afghanistan è perchè condividiamo spirito e modalità operative di una missione di ricostruzione in cui l'operato delle forze italiane è apprezzato anzitutto dalla popolazione locale e dai più autorevoli partner internazionali».

CESA: "POLITICA EVITI INCERTEZZE" «Apprendiamo con dolore la notizia della morte di due militari italiani in Afghanistan. Esprimiamo profondo cordoglio e vicinanza alle famiglie dei caduti e ai vertici dell'Esercito, augurando pronta guarigione ai due soldati rimasti feriti nell'attentato. In Afghanistan, come in ogni altra parte del mondo, i nostri militari svolgono con indomabile coraggio e dedizione il loro ruolo di pacificazione e di sostegno alla popolazione, lavorando spesso in condizioni difficili e mettendo ogni giorno a rischio la loro vita per un ideale di pace». È quanto afferma, in una nota, il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa. «La politica, sempre divisa su tutto, dovrebbe capire da sola l'importanza di sostenere l'opera dei nostri soldati, evitando incertezze che complicano solo le cose, specie in uno scenario di estrema pericolosità come quello afghano. Una cosa deve essere chiara: qualsiasi scelta sul futuro della missione di pace in Afghanistan - conclude Cesa - deve essere presa in sede internazionale con i nostri alleati e senza piegarsi al ricatto del terrorismo».

FRANCESCHINI: "CORDOGLIO DEL PD" «A nome di tutti i deputati del gruppo del Pd esprimo profondo cordoglio per i nostri soldati caduti oggi in un attentato terroristico a Herat. Davanti a questo nuovo, vile attacco sono convinto che tutto il paese si stringerà attorno ai nostri soldati e al loro coraggio. Siamo vicini alle loro famiglie cui voglio esprimere tutta la nostra vicinanza e affetto. Infine rivolgo un pensiero di riconoscenza e incoraggiamento a tutti i militari che stanno operando nell'area con grande responsabilità e professionalità». Lo dice il presidente dei deputati del d dario Franceschini.

NANIA: "VICINANZA A FAMILIARI VITTIME" «Ho appreso con grande dolore la notizia dell'attentato vicino ad Herat in cui hanno perso la vita due nostri soldati e due ne sono rimasti gravemente feriti. Tutto il mio cordoglio e la mia vicinanza va alle famiglie dei militari vittime dell'attentato e alle nostre Forze Armate impegnate in delicate missioni internazionali nella lotta al terrorismo». Cos il vice presidente del Senato, Domenico Nania, in una nota.

DILIBERTO: "VIA LE TRUPPE" «La via politica è l'unica soluzione per uscire da una guerra persa già da tempo. Un Paese che si rispetti non può accettare che i suoi figli continuino a morire per una causa assurda. Il Governo deve ritirare le truppe. E lo deve fare chiedendo scusa all'intero Paese per aver mascherato per missione di pace una sporca guerra». È quanto afferma Oliviero Diliberto, segretario nazionale del PdCI, che «esprime solidarietà e vicinanza alle famiglie dei militari italiani morti e feriti» in Afghanistan.

DI PIETRO. "RIDISCUTERE PRESENZA" «Esprimo profondo cordoglio, a nome mio e di tutta l'Italia dei Valori, alle famiglie dei soldati caduti in Afghanistan e auguro pronta guarigione ai militari feriti». Lo afferma in una nota Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori. «Non Š questo il momento per ribadire la necessit… di porre fine alla nostra presenza in quei territori. Oggi Š il giorno del dolore e della solidariet…, ma occorre che al pi— presto il Parlamento affronti seriamente la questione della rischiosa presenza dei nostri militari, coinvolti non in una missione ma in una guerra, e proponga una exit strategy».

FINOCCHIARO: "GOVERNO IN SENATO" «Esprimiamo il nostro cordoglio per la morte dei due soldati uccisi nell'attentato in Afghanistan e ci stringiamo nel dolore alle loro famiglie e a quelle degli altri militari feriti». Con queste parole la presidente del Gruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, ha reso omaggio ai caduti e ai feriti del contingente italiano rimasti vittime di attentato vicino Herat. «Sappiamo - prosegue Finocchiaro - con quale impegno i nostri soldati svolgono la loro missione in quel Paese e negli altri paesi dove le nostre forze armate sono impegnate nelle missioni internazionali. È necessario ora - aggiunge la presidente dei senatori Pd - che il governo venga al più presto in Senato a riferire su quanto avvenuto». «Il Parlamento e il Paese devono essere informati - conclude l'esponente Pd - e serve una discussione seria e approfondita sul nostro impegno in Afghanistan».

SCHIFANI: "MORTI PER LA DEMOCRAZIA" «Ancora una volta l'Italia piange altri due suoi caduti per la libertà e la pace. Due soldati italiani uccisi dal terrorismo perchè difendevano la democrazia e la sicurezza internazionale». Così il presidente del Senato , Renato Schifani, appresa la notizia del tragico attentato avvenuto in Afghanistan, nei pressi di Herat, che ha provocato anche il ferimento grave di due militari, tra i quali una giovane donna, in un messaggio al Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini. «A nome mio personale e dell'Assemblea di Palazzo Madama - conclude il presidente Schifani - esprimo i sentimenti del più profondo, affettuoso e sincero cordoglio alle famiglie dei nostri caduti e alle Forze Armate inviando gli auguri di una completa guarigione ai soldati feriti».

FERITI PORTATI A HERAT Sono atterrati pochi minuti fa ad Herat gli elicotteri di Isaf con a bordo i due militari italiani gravemente feriti nell'attentato alla colonna di automezzi diretta a Bala Murghab. I due soldati italiani saranno ora ricoverati presso l'ospedale da campo della base di Herat. L'ordigno, che ha colpito il quarto blindato Lince della colonna di automezzi, potrebbe essere stato, riferiscono fonti militari, un Ied, Improvised Explosive Device, probabilmente azionato con un telecomando a distanza . Massimo Fogari, capo ufficio pubblica informazione dello Stato Maggiore della Difesa, intervistato dal Tg1, ha detto che «le condizioni dei due feriti al momento sembrano non gravi rispetto a quanto credevamo in un primo momento. Sono stati trasportati tramite elicottero all'ospedale di Herat e i medici hanno comunicato che non corrono pericolo di vita».

BERLUSCONI: «NOI FONDAMENTALI PER LA PACE» «Cordoglio» per le vittime ma la missione in Afghanistan resta «fondamentale per la stabilità e pacificazione di un'area strategica». Lo sottolinea il premier Silvio Berlusconi in una nota di palazzo Chigi. «Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, appena appresa la notizia dell'attacco contro un convoglio italiano in Afghanistan che ha causato la morte di due militari e il ferimento di altri due, si è messo subito in contatto con il sottosegretario Gianni Letta a Palazzo Chigi», si spiega nella nota. «Il Presidente Berlusconi -si aggiunge- ha espresso il profondo cordoglio, suo personale e dell'intero Governo, alle famiglie dei militari caduti. E ha inviato il suo augurio a quelle dei soldati feriti. Il presidente ha sottolineato al tempo stesso la fondamentale importanza della missione in Afghanistan per la stabilità e la pacificazione di un'area strategica».

ORDIGNO FATALE È stato un ordigno fatto esplodere contro un blindato Lince a causare la morte di due soldati italiani e il ferimento di altri due oggi in Afghanistan. È quanto fa sapere il comando italiano di Herat. Il fatto è avvenuto alle 9,15 locali. I quattro si trovavano a bordo di un blindato Lince posizionato nel nucleo di testa di una colonna composta da decine di automezzi di diverse nazionalità, partita da Herat e diretta a Bala Murghab, verso nord. Dalle prime ricostruzioni risulta che il veicolo colpito occupasse la quarta posizione lungo il convoglio che era in movimento e si trovava a 25 chilometri a sud di Bala Murghab. I feriti sono stati immediatamente evacuati presso l'ospedale da campo di Herat con elicotteri di Isaf.

3MILA I MILITARI IMPEGNATI Sono poco più di 3.000 i militari italiani schierati in Afghanistan nell'ambito della missione Isaf. A giugno arriveranno altri mille di rinforzo, secondo la strategia concordata con la Nato. Nel 2011 dovrebbe poi cominciare la fase di disimpegno, da completare entro il 2013. La grande maggioranza del contingente nazionale è schierata ad Herat, nell'Ovest del Paese. Una piccola quota si trova invece a Kabul. Dal 20 aprile scorso il comando della zona Ovest è affidato al generale Claudio Berto, comandante della brigata alpina Taurinense. Il Regional Command West (Rc-W), la zona sotto la responsabilità italiana, è un'ampia regione dell'Afghanistan occidentale (grande quanto il Nord Italia) che si estende sulle quattro province di Herat, Badghis, Ghowr e Farah. La componente principale delle forze nazionali è costituita dal personale proveniente dalla Taurinense; è presente inoltre un significativo contributo di uomini e mezzi della Marina Militare, dell'Aeronautica, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Complessivamente contribuiscono al Regional Command West 11 nazioni con 6.000 uomini, tutti sotto il comando italiano. Tra i militari italiani, alta la quota (500 uomini) di addestratori con il compito di formare le forze armate e di sicurezza afgane.

AFGHANISTAN: I 22 MILITARI ITALIANI MORTI IN MISSIONE Sono 22 i soldati italiani che hanno perso la vita in Afghanistan in conseguenza di incidenti o attentati, ai quali vanno aggiunti il tenente colonnello Carlo Liguori, morto per infarto il 2 luglio 2007 ad Herat, e il caporal maggiore Alessandro Caroppo, deceduto per un malore a Herat il 21 settembre 2008. L'ultimo attacco contro il nostro contingente, dove hanno perso la vita due militari del contingente Isaf impegnato in Afghanistan, risale a questa mattina nella zona di Herat, nel nord-est del Paese. Prima di oggi, il 3 ottobre 2004 alla periferia di Kabul muore il caporal maggiore Giovanni Bruno, 23 anni. Esce di strada il mezzo sul quale viaggiava insieme ad altri quattro compagni che sono rimasti feriti. Il 3 febbraio 2005 muore il capitano di fregata Bruno Vianini, che faceva parte del Comando interforze operazioni forze speciali in servizio al Team di ricostruzione provinciale di Herat. Vianini si trovava su un aereo civile in compagnia di altri due civili italiani in volo da Herat a Kabul, precipitato in una zona di montagna a 60 chilometri a sud-est della capitale. L'11 ottobre 2005 il caporal maggiore Michele Sanfilippo, 34 anni, viene trovato morto nella camerata del battaglione Genio a Kabul, colpito alla testa da un proiettile sparato accidentalmente da un suo commilitone. Il 5 maggio 2006 un ordigno esplode al passaggio di una pattuglia italiana su due veicoli blindati a sud-est di Kabul. Rimangono uccisi il tenente degli alpini Manuel Fiorito, 27 anni, e il maresciallo Luca Polsinelli, 29 anni. Altri quattro alpini rimangono feriti. Il 20 settembre 2006, a causa del cedimento del terreno, si capovolge il 'Pumà sul quale viaggia una pattuglia italiana a Chahar Asyab, circa 13 km a sud di Kabul. Muore il caporal maggiore Giuseppe Orlando, 28 anni, mentre altri due militari restano contusi in modo non grave. Il 26 settembre 2006 a Chahar Asyab un ordigno improvvisato esplode al passaggio di una pattuglia italiana: resta ucciso il caporal maggiore Giorgio Langella, 31 anni, e altri cinque militari italiani sono feriti. Alcuni giorni dopo muore uno dei feriti, il caporalmaggiore Vincenzo Langella. Il 24 settembre 2007 un agente del Sismi, Lorenzo D'Auria, viene gravemente ferito durante una operazione condotta da forze speciali britanniche per la sua liberazione. L'agente muore qualche giorno dopo il suo rientro in Italia. Il 24 novembre 2007, a pochi chilometri da Kabul, il maresciallo dell'Esercito Daniele Paladini resta vittima di un attentato nel quale sono feriti altri tre militari italiani . I soldati del contingente italiano erano intervenuti alla cerimonia d'inaugurazione di un ponte nella località di Pagman, a 15 chilometri dalla capitale afghana. Il 13 febbraio 2008 in un attacco nella zona di Uzeebin, a circa 60 km da Kabul, muore il maresciallo Giovanni Pezzulo, 44 anni, mentre viene ferito un altro militare. Il 14 luglio 2009 muore il primo caporal maggiore Alessandro Di Lisio, 25 anni, originario di Campobasso, in conseguenza della deflagrazione di un ordigno posizionato lungo la strada a 50 km a nord est di Farah. Il 17 settembre 2009 è il giorno della strage: sei paracadutisti della Folgore vengono uccisi sulla strada dell'aeroporto per Kabul quando un'auto con 150 chili di esplosivo si lancia contro due blindati italiani. Le vittime sono il tenente Antonio Fortunato, 35 anni, originario di Lagonegro (Potenza), il primo caporal maggiore Matteo Mureddu, 26 anni di Solarussa, in provincia di Oristano, il primo caporal maggiore Davide Ricchiuto, 26 anni, nativo di Glarus (Svizzera), il sergente maggiore Roberto Valente, 37 anni di Napoli, il primo caporal maggiore Gian Domenico Pistonami, 26 anni di Orvieto e il primo caporal maggiore Massimiliano Randino, salernitano, 32 anni.

FONTI: LEGGO.IT

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