Forze Armate: le missioni restano, i soldi calano

Roma, 12 Nov. - Il Consiglio Supremo di Difesa riunitosi mercoledì al Quirinale ha ”convenuto sull’opportunità di mantenere fermo il contributo militare nazionale” alle missioni internazionali. Un impegno che coinvolge circa 9.000 militari dispiegati per lo più nei Balcani, in Libano e in Afghanistan.
Scarsi i dettagli emersi dall’incontro al quale hanno partecipato tutti i vertici politici e militari italiani ma circa le attuali missioni militari oltremare il Consiglio presieduto dal Presidente della Repubblica ha raccomandato il rinnovo “con gli adeguamenti che il mutare delle situazioni in loco e dei compiti assegnati renderanno necessari nei limiti delle risorse che potranno essere rese disponibili anche attraverso il processo di razionalizzazione delle strutture e dei programmi della Difesa”.
Una frase che, tra le righe, sembra indicare qualche futuro cambiamento nel finanziamento degli impegni militari all’estero (costato quest’anno circa 1,7 miliardi di euro) finora provenienti da stanziamenti governativi ad hoc approvati dal Parlamento ma che in futuro potrebbero essere prelevati, almeno in parte, dal bilancio della Difesa. Certo dopo che sarà stato attuato il “processo di razionalizzazione” di cui si sta occupando da gennaio un gruppo di esperti riuniti nella “‘Commissione di alta consulenza e studio per la ridefinizione complessiva del sistema di difesa e sicurezza nazionale” varata dal Ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

Questa “ridefinizione” sarà basata essenzialmente su una forte riduzione degli organici dall’attuale modello di 190.000 militari tra esercito, marina e aeronautica a una struttura ancora da definire ma che indiscrezioni ritengono non preveda più di 140.000 effettivi. Un obiettivo raggiungibile in pochi anni solo con migliaia di costosi prepensionamenti o, più a buon mercato, con il blocco degli arruolamenti che però danneggerà soprattutto i reparti operativi privandoli dei giovani volontari.

Oltre al taglio del personale non sembrano esserci altre “razionalizzazioni” di rilievo praticabili in un bilancio della Difesa già ridotto all’osso che secondo le previsioni nel 2010 garantirà alle Forze Armate 14,28 miliardi di euro, 60 milioni in meno dell’anno scorso, pari allo 0.91 del Prodotto interno Lordo contro una media di 1,6% nei Paesi della Nato e 1,42% tra i partners dell’Unione Europea.

Dall’analisi del Bilancio, poco più di 9,3 miliardi (ben il 65%) sono destinati al Personale, cioè a pagare gli stipendi ma in questo settore subiscono tagli per oltre 300 milioni i fondi per l’arruolamento di nuove reclute il cui crolloo l’anno prossimo determinerà un calo degli effettivi di circa 10.000 unità con un crescente squilibrio tra le diverse categorie: un forte eccesso di ufficiali e marescialli, un crescente decremento di sergenti e truppa.

La voce Investimenti destinerà invece 3,17 miliardi all’acquisizione di nuovi equipaggiamenti e armamenti, 280 milioni in più rispetto al 2009 ma una cifra insufficiente a garantire un adeguato aggiornamento dei mezzi anche se su questo capitolo di spesa si aggiungono 1,4 miliardi messi a disposizione dal Ministero dello Sviluppo Economico. In realtà i nuovi sofisticati sistemi d’arma ( l’ acquisizione dei quali comporterà ricadute importanti sull’industria della Difesa italiana in termini di posti di lavoro e di export) rischiano però di non poter essere gestiti se non in minima parte dalle forze armate a causa dei sempre più limitati fondi destinati all’Esercizio, cioè alla gestione di mezzi e infrastrutture, alla manutenzione e all’addestramento.

Nel 2010 i fondi per questa voce di spesa saranno di appena 1,38 miliardi (appena il 12,3% del bilancio) con un taglio di quasi 130 milioni dal 2009. Ciò significa che non ci sarà carburante per molte e navi e molti velivoli, che i piloti di aerei ed elicotteri ridurranno ulteriormente le ore di volo per l’addestramento, i pezzi di ricambio scarseggeranno e i reparti non potranno addestrarsi al combattimento, esclusi quelli destinati alle missioni all’estero che dispongono, per ora, dei fondi ad hoc stanziati dal governo. Difficile quindi comprendere come con meno soldi, meno militari per giunta meno addestrati sarà possibile mantenere gli attuali impegni internazionali.



Fonte: http://blog.panorama.it

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